Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 - Madrid 1770)



Gli Apostoli Pietro e Paolo
Olio su tela, 205x390 cm

Gli Apostoli Giacomo Maggiore e Andrea
Olio su tela, 205x390 cm

Gli Apostoli Simone e Matteo
Olio su tela, 205x390 cm

Gli Apostoli Taddeo e Mattia
Olio su tela, 205x390 cm

Gli Apostoli Tommaso e Giovanni
Olio su tela, 205x390 cm

Il sacrificio di Isacco
Olio su tela, 205x390 cm

Chiesa di Santa Maria dei Derelitti (detta dell'Ospedaletto) Venezia

Le cinque tele raffiguranti gli apostoli per lungo tempo attribuite ad autori diversi sono state rivendicate al Tiepolo dalla critica recente che vi riconosce sostanzialmente l'opera d'esordio dell'artista. Nella tela con i santi Pietro e Paolo si trova la data 1716, posta probabilmente a conclusione dell'intero ciclo, mentre in quella con i santi Tommaso e Giovanni compaiono le lettere TP, interpretabili come "Tiepolo pinxit". Le figure vengono adattate con abilità agli angusti spazi dell'insolito formato evidenziando già la sicurezza dell'artista allora ventenne. In queste opere appare l'influsso degli artisti dai quali prende le mosse la pittura del giovane Tintoretto, qui in particolare dall'esempio della pittura del suo primo maestro Gregorio Lazzarini e di Giambattista Pittoni, artisti ai quali alcune di queste tele erano state in passato attribuite, ai quali si sostituirà ben presto quella più importante di Giambattista Piazzetta. A differenza delle tele precedenti quella con il Sacrificio d'Isacco è sempre stata considerata del Tiepolo fin dai tempi della citazione che ne fece Anton Maria Zanetti nel 1733. L'attenzione della critica si è invece concentrata sulla sua datazione che risulta abbastanza controversa. Si va da chi sostiene una contiguità temporale con le altre tele dell'artista lì presenti a chi ritiene la si debba collocarla intorno al 1724, in concomitanza con alcuni cambiamenti apportati alla decorazione dell'edificio sacro nel posto ora occupato da quest'opera. A conferma della seconda ipotesi sembra esserci uno stile più evoluto rispetto alle altre tele, il cui uso della luce nel corpo nudo di Isacco appare piuttosto simile a quello osservabile nella figura di San Bartolomeo del dipinto della chiesa veneziana di San Stae.